L’Evento dei pasti

La ricchezza nuziale della quotidianità: l'evento "pasti"

L’attesa della persona amata

La venuta del Signore è il tema dell’Avvento. Desiderare che qualcuno venga, possono solo le persone che amano. Per questo motivo il periodo d’Avvento ha questa particolare nota d’amore che si attua in un triplice modo: desiderare la venuta di Gesù alla fine della nostra storia personale ed universale, desiderare la venuta del Cristo nel grembo della Vergine Maria nella nostra carne e desiderare la venuta di Cristo ora in noi attraverso il suo Spirito (battesimo) e il suo corpo (eucaristia).
Ecco l’atmosfera tipica dell’Avvento che conferisce a questi giorni un sapore gioioso e pieno di speranza.
Esiste però un quarto modo della venuta del Cristo purtroppo molto trascurato dalla consapevolezza cristiana. Si attua in modo mirabile nel sacramento del matrimonio. Nella celebrazione di questo sacramento Gesù costituisce i coniugi ministri suoi.
Ciò significa che lui agisce attraverso di loro essendo in modo particolare presente in loro. Il venire del coniuge verso di me è perciò un venire di Gesù verso di me. Ovunque mio marito o mia moglie viene verso di me, in lui  o in lei sta venendo Gesù verso di me, prima di tutto per manifestarmi il suo amore, la sua stima e la sua ammirazione anche quando il coniuge che me lo porta non ne è cosciente o si comporta in contrasto con chi sta portando dentro di sé. Si realizza questo sia nella densità dell’avvicinarsi nell’intimità, sia nella semplicità del venire l’uno verso l’altro in qualsiasi momento della giornata.
Quanto più sono cosciente di questa dignità ineffabile del coniuge tanto più vivrò in attesa della sua venuta e crescerò nella gioia di sapermi atteso/a anche io dal coniuge. Nell’innamoramento e nel fidanzamento l’attesa dell’altro è vissuta in un modo molto sentito ed intenso. Nel matrimonio il ripetersi quotidiano degli eventi e delle azioni rischia di far perdere di vista la gioia dell’attesa della venuta di colui o colei che chiamo “amore”.

I pasti alla luce dell’innamoramento

Oltre a una pubblicità consapevole per la persona amata dentro di me (il ricordo sovente delle caratteristiche della sua anima, del suo corpo e degli eventi della nostra vita che amo in modo particolare!), ci si pone il compito di educarsi a una buona conoscenza, consapevolezza ed amore verso gli eventi ed azioni che compongono ogni giornata. Se sono conosciuti ed amati in profondità perché colti nel loro rapporto con la realizzazione della vita personale dei coniugi e della loro vita di coppia e di famiglia, contribuiscono giorno dopo giorno all’approfondimento della consapevolezza sponsale e all’aumento della gioia nuziale e familiare. In questa luce si possono scoprire eventi e azioni nei quali provo una particolare gioia di realizzazione e di unione della vita di coppia e della famiglia.
Uno degli eventi e azioni che più strutturano e caratterizzano la vita della coppia e della famiglia sono i pasti. Per vederli nell’atmosfera giusta conviene subito ricordare come si faceva colazione insieme, si andava a pranzo o si invitava a cena nel periodo dell’innamoramento-fidanzamento. In quel periodo si percepiva il fascino del mangiare e bere insieme senza coglierne consapevolmente il significato. La semplice presenza della persona amata trasformava il pasto in festa.
Tutto diventava motivo di gioia: la tovaglia, i piatti, le posate, ciò che ognuno voleva mangiare o bere, il modo con il quale ognuno dei due mangiava o beveva. L’innamoramento dona spontaneamente piacere per tutto questo rivelandone la dignità e la preziosità.
Nel matrimonio i due amanti diventano specialisti di nuova vita e perciò dovrebbero cogliere con la loro intelligenza il valore intrinseco della gioia del mangiare e del bere insieme che hanno provato spontaneamente cenando e pranzando insieme da fidanzati. Tentiamo ora di compiere questo lavoro dell’intelligenza amante alla luce della vita nuziale.

Il significato vitale e nuziale del mangiare e del bere

Che cosa faccio quando mangio?
Mangiando e bevendo io do al mio organismo il necessario per poter vivere. Se dovessi decidere di non mangiare più morirei. Sembra un giudizio molto lapidario. Visto da più vicino ha delle implicazioni straordinarie e rivela il mangiare e il bere come azioni umane di altissimo valore.
Mangiando do in modo molto concreto ed efficace a me stesso la vita. Tutto ciò che faccio durante il giorno deve ai pasti la sua esistenza. Ogni azione è realizzabile perché ho mangiato un piatto di pasta e bevuto un bicchiere di vino. Se non mangiassi non potrei camminare, non potrei parlare, non potrei conoscere, sarebbe impossibile amare. Il mangiare e il bere sono la “mamma” e il “papà” di ogni mia azione!
Già potrei stupirmi di fronte all’atto del mangiare se guardassi meglio ciò che compie un boccone di riso nel mio organismo. Rende possibile il lavoro straordinario di ogni cellula, del cuore, delle membra, dei sensi e di tutta l’anima!
A livello più conscio ciò significa appunto la possibilità reale di compiere tutte, sottolineo, tutte le azioni  e di partecipare a tutti gli eventi che compongono la mia giornata. Se non si mangia non si può fare neanche l’amore. Ecco un significato sponsale molto immediato del mangiare. Se visto dall’altro lato, cioè dal punto di vista dell’intimità, è l’intimità stessa che mi rivela la preziosità dei pasti.
Quando i coniugi si baciano sulla bocca celebrano ed amano ciò che compiono con la bocca.
Amano e celebrano anche l’atto del mangiare vale a dire le colazioni, pranzi e cene che caratterizzano la loro vita coniugale e familiare. Baciano questo significato profondo del loro nutrirsi. Si dicono in questo modo intimo: “Io voglio che tu ti dia la vita attraverso la tua bocca e ne gioisco. Come tutta la tua vita è gioia per me, così soprattutto le azioni, che ti danno questa vita per me così amabile, come il mangiare e bere, sono da me festeggiate e venerate con il gesto del bacio, che vuole rivelare a te che grande valore abbiano esse.”
In questa luce l’intimità nuziale mi rivela e mi consegna l’atto del bere e del mangiare nel suo significato originale, che solo chi mi ama può cogliere e farmi capire e sentire. Il bacio mi rivela e mi fa sperimentare la grandissima dignità del mio mangiare e bere. Talmente alta ne è la preziosità, che la bocca, la parte del corpo per la quale si attua questa azione ineffabile, è degna d’essere baciata ed amata.  
Il mangiare e bere non implica solo il fatto di potermi e di volermi dare la vita. Significa anche che voglio proprio questa vita, questo corpo, queste cellule, questa pelle, questa intelligenza, queste sensazioni. Perché mangiando promuovo una vita ben precisa, concreta, quotidiana, non virtuale ma realissima: la mia!
Ogni sorso d’acqua e ogni forchetta di spinaci implica e realizza un sì forte da parte mia alla mia persona nella sua concretezza attuale sia in senso  complessivo, globale sia in un senso particolare, specifico,  più dettagliato (gli elementi che compongono il cibo e la bevanda nutrono tutte le mie cellule!). Ogni volta che mi seggo a tavola mi dico: sì, mi voglio così come sono e collaboro efficacemente affinché io possa essere così come sono e possa esserlo  sempre di più!
Di nuovo si può scorgere la profonda sintonia che c’è tra ciò che si sperimenta a tavola e nel talamo. Ciò che dico mangiando e bevendo a me stesso, nell’intimità il mio coniuge lo esprime in modo festoso nei miei confronti. Con i suoi gesti di tenerezza e d’amore mi dice che il fatto che io sia proprio così come sono in corpo, anima e vita per lui significa festa ed estasi.

Il valore rivelatore del sapore del cibo e delle bevande

Alla luce di ciò possiamo anche avvicinarci al significato del piacere del mangiare e del bere, che è tra i piaceri più forti e più desiderati. Siamo abituati a collegare l’origine di questo piacere solamente alla mela o alla bistecca che stiamo mangiando e alle papille gustative che comunicano il rispettivo sapore al nostro cervello. Ma così rimaniamo ad un livello puramente fisico e materiale.
Alla luce di quanto è stato detto, il sapore del cibo e delle bevande diventa il sapore specifico dell’atto con il quale mi sto dando la vita. Il piacere del sapore del dolce, della minestra, della verdura è il piacere dell’atto con il quale voglio me proprio così come sono. La ricchezza dei piaceri della cucina mi rivela la multiforme gioia dell’azione del mangiare e del bere, intesa come azione che dice il suo sì più forte alla mia persona.
Il sapore dello yogurt, ad esempio, diventa il sapore della gioia di volermi così come sono.
Con queste considerazioni ci avviciniamo al significato originale del piacere umano che, quando è in sintonia con la propria dignità, sempre manifesta un aspetto di gioia nel poter essere quello che si è.
Siamo molto vicini alla similitudine con il significato del piacere erotico. Il piacere del mangiare mi fa sperimentare la gioia di poter darmi la vita così com’ è, e il piacere intimo è la gioia per la vita che dono e ricevo, e che si forma nuova nel momento dell’unione. Questa vita può diventare così nuova da formare una nuova persona.
Sempre si tratta di piaceri che manifestano la gioia immensa della vita che scaturisce dalle azioni che più da vicino causano la vita: o la mia vita personale (mangiare e bere) o la vita della coppia (unione coniugale) o una vita nuova (generazione e concepimento). Rendersi conto di questo significato profondo dei piaceri più quotidiani e più intimi contribuisce immensamente nel poter fare esperienza della pienezza della vita umana. Allo stesso tempo comincio a cogliere la dignità mirabile di questi piaceri e la necessità di educarmi in vista della loro attuazione, in sintonia con il loro significato, senza assolutizzarli staccandoli dal loro contesto reale.

Pasto e dialogo come comunicazioni di vita

I pasti inoltre sono caratterizzati dal colloquio. Dove due mangiano normalmente si parla. Per quanto visto fino a qui il momento dei pasti si rivela come il luogo naturale del dialogo. Parlando comunico all’altro la mia vita proprio nel momento in cui dico nel modo più efficace “sì” alla mia vita. Parlando con gioia e convinzione della mia vita entro anche mentalmente e sentimentalmente in sintonia con il gesto del mangiare e del bere. Manifesto a parole ciò per cui sto mangiando: la mia/nostra vita. Perché ho lavorato in ufficio, ora devo mangiare. Perché il pomeriggio faremo una passeggiata ad Alghero, ora bevo e beviamo. Dicendolo rendo palese, udibile, conoscibile e sperimentabile la vita che mi sto dando mangiando e bevendo.
Nella coppia e nella famiglia il colloquio a tavola durante i pasti come manifestazione della propria vita raggiunge la sua massima realizzazione. Parlando, uno comunica all’altro la vita che in un modo o in un altro ha donato o ricevuto dall’altro e che tutti insieme hanno in comune. I coniugi si donano reciprocamente le loro vite e formano una vita nuova, la vita della coppia.
Questa nuova vita è il principio della vita dei figli, che così ricevono dai coniugi-genitori la loro vita. Dire le loro vite, ascoltare le proprie vite significa prendere coscienza della ricchezza di vita che insieme si donano e posseggono. Il racconto e l’ascolto rendono udibile e sperimentabile quella vita che crea  la comunione nella famiglia e perciò la fa diventare ciò che è.
Ciò implica una maggiore possibilità di realizzazione delle potenzialità vitali che ogni componente della famiglia porta in se stessa. Il poter dire la mia vita in famiglia con la consapevolezza che il mio racconto è desiderato, voluto ed amato significa per ogni membro della famiglia fare esperienza dell’essere voluto così come è, proprio come ognuno lo manifesta a se stesso mangiando e bevendo.
I pasti possono diventare così vere feste della vita coniugale e familiare. Conviene ricordare ancora il fascino dei pasti da innamorati che pur non essendo coscienti di questo significato profondo ne sperimentano la gioia.
Rattrista molto il fatto che l’abuso del televisore impedisca nella maggior parte delle coppie e famiglie questa manifestazione e attuazione di immensa qualità di vita reale!!!  
Alla luce dell’esperienza matrimoniale il colloquio a tavola è di nuovo di elementare importanza. Nell’intimità infatti celebro quelle azioni ed eventi che ho ascoltato o raccontato a tavola. Il colloquio e il dialogo mi manifestano la storia quotidiana dei miei sensi e delle mie membra che nell’intimità diventano motivo d’immensa gioia. Se non so che cosa celebro e faccio celebrare nel corpo del coniuge, la festa nuziale intima perderà di qualità.

Non c’è festa senza pasto

Spesso il pranzo o la cena sono parte integrante di una particolare festa: matrimonio, compleanno, laurea, Cresima, Natale, Pasqua. Il motivo di ognuna di queste feste è un più di vita umana o divina. Alla luce di quanto detto sopra diventa chiaro perché questi eventi sono legati al mangiare e bere. Sono proprio questi eventi che rivelano quanto è preziosa la vita e l’atto che più di tutti gli altri la rende possibile: il mangiare e bere. E mangiando e bevendo in queste occasioni, affermo che io voglio la vita proprio così come viene festeggiata in questa particolare circostanza: “questa è la mia vita, e io la amo”, questo io dico quando partecipo a un pranzone di matrimonio o a un cenone di Natale.
Allo stesso modo esprimo anche il mio “sì” alla vita di tutti coloro che partecipano alla festa mangiando e bevendo come loro, mangiando e bevendo  persino gli stessi cibi e le stesse bevande! Non esiste un modo più forte per esprimere l’adesione a un particolare momento della propria vita e della vita degli altri se non quello di compiere l’atto che prima di tutti gli altri fa vivere me ed ogni persona umana: mangiare e bere!
Nella stessa misura questi eventi e queste feste particolari dovrebbero essere celebrati nella vita intima della coppia. In questo modo i coniugi si rendono più consapevoli della vita che si donano reciprocamente e che insieme vivono. Per esempio, la festa del compleanno della propria moglie si può celebrare nell’intimità con un particolare gesto di tenerezza e di dolcezza nei confronti del suo ombelico, testimone perenne del giorno e dell’evento della sua nascita.
La festa di Natale può essere occasione per amare in modo particolare gli occhi l’uno dell’altro, quegli occhi che hanno visto Dio nella sua carne, nel suo corpo nella celebrazione eucaristica. Qui si apre un vasto e concreto campo alla fantasia nuziale che, se approfondito bene, fa sperimentare profondamente la pienezza sponsale umana e cristiana.

Dio inventore dell’attività del mangiare e del bere

a Dio c’entra con il nostro mangiare e bere? Che ne pensa? Qui tocchiamo le profondità mirabili del nostro esistere ed agire. Una delle gioie più grandi di Dio è darci l’essere, la vita ora, in questo momento e qui. Ma quest’azione e la gioia corrispondente non le vuole tenere solo per se stesso, al contrario le vuole condividere con noi. Come? Creandoci in modo tale da dover mangiare e bere per poter vivere!
Di fatto con l’atto del mangiare e del bere noi collaboriamo con Dio in  questa sua azione nobilissima e solennissima che è: darci la vita.
Ecco che rifulge un nuovo significato del mangiare e del bere umano, che illustra la sua vera dignità. Mangiando e bevendo siamo efficaci collaboratori di Dio nel suo grande progetto di farci esistere. In questa luce si chiarisce anche il piacere di quest’atto! E’ l’eco della gioia infinita che Dio ha nel darci la vita. Mele, pomodori, grigliate, fritto, insalata, paste, acqua, succhi, vini ci rendono sperimentabile per analogia la gioia immensa che Dio prova per l’atto del donarci l’esistenza ( Si manifesta di riflesso la dignità del cucinare e del lavoro a servizio della vita in sintonia con Dio! Cucinare e lavorare sono modi concretissimi di collaborazione con Dio nel darci la vita!).
Di nuovo possiamo cogliere il parallelo con la vita intima della coppia. Lì il piacere erotico è l’eco della gioia che Dio ha nel donare due persone l’una all’altra formando così la sua immagine più originale in terra. Così fa sperimentare agli sposi un assaggio della gioia del dono e della comunione che caratterizza la comunione e il dono reciproco delle Persone divine. Allo stesso momento è sempre possibile partecipazione alla gioia della creazione di una nuova possibile vita!

Si mangia verso la risurrezione

Molti sarebbero ancora gli aspetti da considerare. Concludo in gloria. Mangiare e bere sono due azioni che implicano fortemente il passato e il futuro. Mangio ora perché ho speso molte energie nelle ore precedenti (atto d’adesione al mio passato!).
Con lo stesso atto del mangiare e del bere preparo le azioni future che dipendono essenzialmente da esso (adesione al futuro!). Perciò mangiamo tutti in modo particolare per il futuro. Che ci porta il futuro? La morte. Allora stiamo mangiando per la morte. Compiamo ogni giorno tante volte questo atto con cui ci diamo la vita, per poterci avvicinare sempre di più alla morte? L’assurdità è lampante. L’uomo religioso è coerente nel ritenere che perciò la morte non può essere l’ultima parola.
Gesù stesso dà una risposta mirabile: la risurrezione. Da duemila anni l’umanità mangia e beve per la risurrezione. Ogni pasto ci porta sempre più vicino alla risurrezione! La vita che ci diamo mangiando e bevendo non andrà perduta ma sarà glorificata in Cristo e come Cristo. La risurrezione dei nostri corpi e delle nostre anime è la motivazione più profonda e più forte per i nostri pasti e per la gioia che ci fanno provare: la gioia per una vita che non avrà fine, una vita che si trasformerà in gloria e piacere di vita senza fine e senza interruzione.
Vale la stessa prospettiva e motivazione per la celebrazione della vita intima e dei piaceri forti annessi. La risurrezione garantisce che queste gioie per la vita donata e condivisa non sono effimere ma preludio della grande gioia nuziale che sarà la risurrezione degli stessi corpi attraverso i quali ora i coniugi festeggiano e sperimentano la bellezza e grandezza della vita umana, della loro unione e della loro famiglia.
“Omnia suaviter disponit. – Tutto ha disposto in modo soave.”
(1)  Così commenta il Libro della Sapienza questo operare mirabile di Dio.

Per la riflessione:

Come curo l’immagine, il ricordo, l’attesa del mio coniuge in me?
Quale ruolo attribuisco ai nostri pasti? Come li prepariamo? Che spazio si dà al colloquio durante i pasti?
Come organizziamo le feste in famiglie? In che rapporto vedo Dio con i nostri pasti e le nostre feste?
Tutti questi aspetti della vita vengono ricordati e celebrati nella nostra vita intima?


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SAPIENZA 8,1