Rimanere insieme o separarsi?

Questa riflessione nasce dopo aver incontrata una ragazza poco più di una bambina, andata via di casa perché i genitori si erano separati. Ai figli spesso viene negata un’infanzia felice, e da soli senza l’aiuto di nessuno si devono costruire il proprio futuro tra dubbi e incertezze, tra paure e delusioni mentre i genitori cercano di rifarsi una vita, forse…

Per realizzare un buon matrimonio occorre un cammino lungo e faticoso, non esiste il matrimonio perfetto. Esso va rinnovato e riscoperto ogni giorno.
L’itinerario della coppia può essere segnato da crisi e dubbi, da morte e rinascita che mettono in discussione mesi o anni di convivenza.
La maggior parte delle coppie sceglie di vivere una coniugalità mediocre, sparando che il tempo aggiusti tutto.
Nella coppia non sempre si ha quella lucidità di valutare malumori o conflitti con serenità e invece di ri-educarsi nell’arte dell’amare si arriva facilmente alla separazione, forse anche senza volerlo.

Le separazioni arrivano all’improvviso, ma si portano dietro una lunga scia di scheletri, episodi, sedimenti, frustrazioni, indifferenza e persino crisi di rigetto.
Il matrimonio è una scelta impegnativa che coinvolge anima e corpo, mente e cuore e richiede una coscienza del “noi”.
A volte delle coppie si sentono talmente scoraggiate che vedono solo morte e distruzione nel loro rapporto, sono incapaci di venirne fuori, questo succede in tutti gli ambiti sociali, sia poveri che ricchi, sia colti o incolti, sia credenti e non credenti, non parliamo poi quando si affidano ad “esperti” che trovando delle soluzioni geniali “consigliano” di mettere fine alla relazione di coppia.
Eppure queste coppie si erano sposate non per separarsi ma per realizzare un sogno: “essere felici e contenti per sempre“.
Come mai il tempo ha usurato la relazione degenerando in conflittualità e soffocando ogni forma di bene?
Da quello che ci risulta, avendo incontrato diverse coppie in procinto di separazione, sembra che manchino motivazioni nuove adeguate alle diverse stagioni della vita di coppia.
Manca una relazione che si fa più attenta all’esigenze dell’altro che con il tempo cambia e se non accolto crea tante ferite nel proprio animo che sono quelle ferite che almeno noi, come coppia conosciamo bene, le abbiamo sperimentate e se ci guardiamo dentro, ci sono ancora tante ferite aperte.
Questo perché? Durante il corso della nostra vita matrimoniale ci scoprivamo sempre più diversi, e più gli anni passavano e più diversi ci sentivamo.

Come mai? Una delle tante cause è il fatto che come sposi crescevamo “uno accanto all’altro” ma “non con l’altro”, nel tempo i nostri pensieri si evolvevano, il nostro mondo interiore si faceva più complesso, le nostre esigenze mutavano, la nostra visione della vita si arricchiva ma la persona che mi stava accanto non ne era a conoscenza e purtroppo, questo accadeva proprio perché non c’era uno “spazio-noi” in cui comunicare questi cambiamenti o essere recettivi a quello che l’altro cercava di comunicare. Si dava per scontato che l’altro sapesse cosa generava il piacere o il dispiacere. Oppure si cadeva nell’errore di pensare che non bisognava di comunicare i propri pensieri, tanto “l’altro può capirmi anche se non parlo”!

Quando ci siamo resi conto che tutto ciò che accadeva e che l’altro non era in grado di comprendere i bisogni, subentrò un profondo senso di tristezza, frustrazione, delusione perché avevamo assunto la consapevolezza che non ci conoscevamo pur vivendo uno accanto all’altro, molti gesti sottintesi, finirono per diventare malintesi.
La nostra storia è simile a quella dei discepoli di Emmaus .
È la tristezza di chi è incapace di dare un senso alla vita; è il dolore di chi e privo di libertà; è lo sconforto di chi e rinchiuso nella propria solitudine, pigrizia, autosufficienza; è l’infelicità che deriva dalla paura per il domani, è il dispiacere di non riscoprirsi ogni giorno dono, amore, condivisione, felicità.
Ma mentre i discepoli di Emmaus hanno potuto vincere la tristezza perché hanno incontrato il Risorto, il quale ha riscaldato il loro cuore spiegando le Scritture e si è fatto riconoscere in quel gesto dello spezzare il pane. Noi, pur avendo incontrato il Signore nel giorno del nostro matrimonio, non fummo capaci di tenere una comunicazione utile ed efficace, perché non ci credevamo, perché non riuscivamo ad esprimere le nostre emozioni, esigenze personali e di coppia in modo comprensibile per l’altro, sia a livello verbale che non verbale, non siamo stati capaci di farci  prossimi all’altro attraverso comportamenti e gesti significativi ed eloquenti attraverso l’accoglienza, e invece di affiancarci lungo la via ci separavamo. Non ci rendevamo conto che il nostro matrimonio poteva veramente risorgere.
Solo con il tempo e da quest’incontro con l’Altro tutta la nostra vita è cambiata, si è illuminata, ha acquista un nuovo senso: è rinata la speranza, abbiamo rinunciano alla fuga, e siamo tornati indietro con l’animo di chi sa di avere una missione da compiere, quella di condividere con gli altri la gioia di avere trovato l’Amore.
La vita coniugale per quanto santificata dal sacramento rimane come la nostra fede: misera e labile.
Il matrimonio-sacramento esige una piena consapevolezza e suppone un impegno affettivo ed effettivo che chiede agli sposi di coltivare in ogni stagione della vita il bell’Amore. Questo perché con il passare degli anni nella coppia si modificano ruoli o si presentano situazioni inaspettate e impreviste che richiedono di ricercare nuovi equilibri e nuovi progetti.

In un incontro, una moglie diceva che c’erano dei momenti in cui si avrebbe sbattuto la porta e sarebbe andata via per sempre, perché l’insofferenza di fronte ad alcuni comportamenti di suo marito non li reggeva più; non accettava più i suoi silenzi, i continui litigi e la relazione sessuale ormai spenta tanto da farla sentire indesiderata.
Sono le fasi più delicate in una relazione di coppia che richiedono una scelta improrogabile che presuppone una lucidità che sappia leggere gli avvenimenti e interpretarli con ponderatezza e saggezza, senza vomitarsi addosso passati e malumori.
Non è semplice abbattere i muri che si sono creati, ma a volte è sufficiente risvegliare quei sogni che erano nel cassetto per ricominciare a dialogare.
Altre volte questo non basta per riscoprire che una possibilità di farcela esiste, e qui l’itinerario si fa più complesso e richiede una grande dose di umiltà per mettere in atto un cammino di ristrutturazione che conduca ad una reale scoperta di ciò che significa coppia/famiglia.
Il litigio non è sempre sinonimo di crisi, a meno che questa conflittualità non diventi sempre più profonda e permanente  da considerare l’altro insopportabile. Se all’interno della coppia ci sono dei litigi occasionali e passeggeri, significa che la coppia si mette in discussione, si confronta, il litigio diventa così un mezzo di verifica per mettersi in questione su ciò che non va e arrivare a chiarirsi su idee e nuovi stili di vita. Un’occasione di crescita dove il matrimonio non è sentito come  un “dovere” ma un “piacere”.
Il piacere di sentirsi amati, il piacere di aprirsi al dono, all’accoglienza, alla condivisione. La crisi diventa un evento salutare nella misura in cui consente agli sposi di riscoprire il “noi” soffocato.
Non bisogna avere paura della crisi.

L’importante è non mettere la testa sotto la sabbia ma leggere i segnali di stanchezza come il segnalatore della benzina dell’auto, appena si accende bisogna aggiungerne altra. Sono segnali che il motore ha bisogno di carburante ma sta bene.
Se non si avvertono più questi sintomi, significa che la coppia è spenta, perché è divenuta insensibile a qualsiasi problema. I malumori nella coppia non vanno sotterrati ma affrontati con un sincero realismo e una serena lucidità se non si vuole incorrere in mali più gravi che porterebbero la coppia alla morte e quindi alla separazione.

Ripensiamo alla nostra relazione coniugale guardandoci con intensità e ascoltando il mistero che è in noi, chiediamoci:
Tra noi ci sono sempre gesti affettivi che ci donano sensazioni ed emozioni?
Se non ci sono quali sono le cause?

Autore: Salvatore Monetti

Fonte: http://www.qumran2.net