Stima di sè e Verità della coppia

Accettare se stessi sembra molto semplice, ma le cose semplici sono sempre le più difficili…l’arte di essere semplici è la più elevata, così come accettare se stessi è l’essenza del problema  morale e il nocciolo di un’intera visione del mondo.
Ospitando un mendicante, perdonando chi mi ha offeso, arrivando perfino ad amare un mio nemico nel nome di Cristo, do prova senza alcun dubbio di grande virtù…quel che faccio al più’ piccolo dei miei fratelli l’ho fatto a Cristo!!!..
MA SE IO DOVESSI SCOPRIRE CHE IL PIÙ PICCOLO DI TUTTI, IL PIÙ POVERO DI TUTTI I MENDICANTI, IL PIÙ SFACCIATO DEGLI OFFENSORI, IL NEMICO STESSO, È IN ME, CHE SONO IO STESSO AD AVER BISOGNO DELL’ELEMOSINA DELLA MIA BONTÀ, CHE IO STESSO SONO IL NEMICO DA AMARE, ALLORA CHE COSA ACCADREBBE?.

Di solito assistiamo in questo caso al rovesciamento della verità cristiana, allora scompaiono amore e pazienza, allora insultiamo il fratello che è in noi, allora ci condanniamo e ci adiriamo contro noi stessi, nascondiamo agli occhi del mondo e neghiamo di aver mai conosciuto quel miserabile che è in noi, e se fosse stato Dio stesso a presentarsi a noi sotto quella forma spregevole, Lo avremmo rinnegato mille volte prima del canto del gallo”

Leggiamo, meditiamo e condividiamo in coppia questo passo:
Gn. 1,26- 3,24

Già il peccato di Adamo illustra la difficoltà dell’uomo ad avere un giusto apprezzamento di se stesso, un’esatta proporzione della sua importanza rispetto a Dio; esso è nello stesso tempo testimonianza di orgoglio supremo e di disistima.
Accanto al desiderio di onnipotenza, basato su di una visione narcisistica della realtà personale, troviamo nel peccato del primo uomo una profonda mancanza di stima: Adamo non si crede degno d essere perdonato (a questo puntava satana!); di fronte alla consapevolezza del suo peccato, scappa senza pensare che il Dio che lo ha creato lo ama in modo così profondo da assicurargli la Sua grazia, la restaurazione di una alleanza stipulata nel momento della creazione e rinsaldata dalle “passeggiate serali” nell’incantesimo del Paradiso terrestre.
Da una parte l’idealizzazione di chi cerca di rendersi simile a Dio, ma senza Dio, e dall’altra la disistima di chi non può credere di essere perdonato, ri-accolto, amato. Tale atteggiamento è rappresentato dal desiderio di vestirsi perché ci si è resi conto di essere nudi (cioè vulnerabili/poveri/creature.
Per noi credenti vorrà dire nel non porre la nostra fiducia in ciò che è marginale ed esteriore, nel dettaglio.
Dio ci ama ci ha donato la vita (per quanto essa possa presentare talvolta dei lati oscuri e contorti) e la vocazione cristiana per essere veramente Figli di Dio (1Gv. 3,1-2).

Purtroppo sovente tralasciamo questi aspetti essenziali e ci soffermiamo e soffriamo per dettagli irrilevanti in quanto spinti, senza accorgercene, da un bisogno di umiliazione che si esprime come un desiderio di sottomettersi ad una forza esterna, di accettare le ingiurie, il biasimo, le critiche, le punizioni, mutilandosi, cercando il dolore (componente masochista tipica della psicologia femminile) o per contro essendo dei piccoli despota e tiranni (componente sadica tipica della psicologia maschile).
Il bisogno di umiliazione è ben diverso da quello di essere umili: la persona umile si fa piccola non per se stessa, non per godere della propria inferiorità, non perché spinta da un bisogno, ma solo in quanto consapevole del proprio limite, soprattutto se paragonato alla grandezza e all’infinita bontà di Dio. La persona umile sa di non essere perfetta, ma non se ne spaventa e, di conseguenza, non si lascia impaurire dai difetti e pregi altrui. Tutto infatti è dono del Padre Misericordioso.
Davanti a chi l’ha umiliato il bisognoso di stima tende ad essere violento. Se sarà un uomo potrà vendicarsi con il “potere” o la forza fisica; se sarà una donna potrà vendicarsi con la seduzione, l’aggressività verbale, l’acidità.
La persona che sente di valere poco è poi notoriamente tendente all’esibizionismo; se sarà un uomo lo farà assumendo ruoli da bullo che racconta agli amici del bar le sue prodezze(?) sessuali, se sarà donna lo farà “gonfiando” la vanità e mostrando le sue doti fisiche.
In entrambi i casi per stupire eccitare, stupire, affascinare, divertire colpire, incuriosire, provare, soprattutto a se stessi, le proprie capacità.
Nelle comunità laicali e religiose nascono allora competizioni per i ruoli, per chi svolge meglio un servizio, alcuni rimangono così attaccati ai propri ruoli da ritenersi indispensabili.
Tutte queste dinamiche in cui ci si riconosce un po’ tutti non ci devono spaventare ma far prendere coscienza serenamente dei nostri bisogni e metterli davanti al Padre affinché siano disciplinati dalla Sua Parola, dalla croce, dall’azione potente dello  Spirito Santo.
Con il battesimo abbiamo in noi il “potenziale” pieno per ripristinare e superare la condizione originale così come Dio l’ha voluta prima del peccato.

Nella coppia questo bisogno di umiliazione può esprimersi nella rassegnazione di lei (nel tono di voce, negli atteggiamenti, nell’ingoiare sempre tutto, ecc.) e nel predominio di lui (nella tirannia, nella mancanza di dialogo, nel maschilismo, ecc.); per paradosso i due vivono lo stesso bisogno nascosto e non manifesto che crea divisione e morte nel rapporto.
Tuttavia i ruoli potrebbero anche essere invertiti (e questo è più frequente nella nostra storia recente) per cui lui non assume il suo ruolo e lei porta i pantaloni; in entrambi i casi è forte il bisogno di umiliazione e latente la poca stima di sé!
I fatti più banali possono essere sovradimensionati. Pertanto non ci si butta sulle situazioni per paura dell’insuccesso. Non si cerca il dialogo per paura di un fallimento, che forse è avvenuto in passato sia vero che presunto.
Non ci si comunica più nulla per non ferirsi ma in realtà perché non si vuole entrare nel Rischio del conflitto per cui si ristagna nelle proprie chiusure unendo un sordo rancore verso l’altro ad un senso di sconfitta personale.
Questo senso di sconfitta non è soltanto l’evidenza dei fatti è anche un disordinato bisogno d’Amore non manifesto che è diventato un bisogno di umiliazione

Ma Dio, se veramente lo abbuiamo incontrato, ci manda sempre oltre per uscire dalla nostra terra delle comodità (psichiche e non) per vivere una serena ma continua tensione verso la verità di sé e del rapporto: “Esci dalla tua terra e và dove Io ti mostrerò!” (Gentile. 12,1ss)
Questo imperativo nello Spirito non è valido solo nelle grandi scelte ma anche in quelle quotidiane: “Esci da te stesso! rivelati! sii vulnerabile! Forse perderai un po’ di te e sicuramente delle sicurezze., ma se per te Dio è Dio tu hai fatto un passo verso la Verità della coppia.
Uscire da se’ è una profonda Sapienza e nella coppia si manifesta in atteggiamenti concreti quali appunto il dialogo, la vulnerabilità, il dire Ti Voglio bene! (anche se si sa già!) e dirlo spesso, come si fa con il Signore nella preghiera di lode!
Vorrà dire sostenersi e puntare sull’essenziale, cioè: tu sei il compagno/a della mia vita forse con un altro o con altra potevo essere più “complice”, più affiatato intellettualmente, sessualmente, ma, tu e solo tu sei rimasto accanto nel bene e nel male, forse come testimone silenzioso. Rompi il tuo silenzio con me e sii vulnerabile all’Amore di Dio che ci è stato donato ed “è stato riversato nei nostri cuori” (Rm. 5,5).

Questo è il gesto di conversione che il Signore ci chiede!
Riscopriamo ciò che è nuovo, ciò che già è con il sacramento che ci è stato donato.
Non fermiamoci ai granellini di polvere ma contempliamo insieme la realtà meravigliosa che Dio Padre ci ha donato: Gesù fra noi!
Gesù che si è fatto figlio, bisognoso e che attende le nostre cure anche quando i nostri figli sono ormai grandi, le nostre membra stanche e la “neve è gai caduta sui nostri capelli”.
Grazie perché ci sei e sei icona, sei Cristo che mi porta al Padre e solo tu lo puoi fare. E rendo grazie a Dio per questo e grazie, teneramente grazie a te! Alleluja!

Fonte: http://www.zammerumaskil.com